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CALMA SENZA RESPIRO: ESPLORANDO IL LEGAME TRA GLI AMANTI DELL'APNEA

Posted by Nora Ceresa-Wydler on
CALMA SENZA RESPIRO: ESPLORANDO IL LEGAME TRA GLI AMANTI DELL'APNEA
Scritto da Nora Ceresa | Pubblicato il 18 Luglio 2023

 

Avete mai preso il volo? Intendo letteralmente volato senza aereo su nel cielo? Io sì! Da bambina, il luogo in cui vivevo si trovava in una valle con pendii ripidi e scoscesi. Un giorno, come per incanto, mi ritrovai a prendere il volo, sollevandomi delicatamente sopra la terra e seguendo la pendenza dei prati. L'aria avvolgeva il mio corpo, la velocità mi accarezzava il viso, ma soprattutto, provai una sensazione unica di libertà di movimento, libera da ogni ostacolo che avrei mai potuto incontrare. Era un'esperienza vivida e reale, sebbene accaduta nel regno dei sogni.

Quella sensazione di libertà, calma e silenzio è rimasta con me anche durante il risveglio. Benché quel sogno non si sia mai materializzato nella realtà, ho scoperto che attraverso l'apnea, posso avvicinarmi a quella stessa sensazione di volo. Come dice Davide: Se togli lacqua allequazione, allora stai volando.

 

Lapnea, una disciplina tanto controversa quanto affascinante. Mentre alcuni ne sono intimiditi e spaventati, altri ne sono affascinati, incantati, e non possono farne a meno. Un giorno, leggendo un post di Alessia Zecchini, ho visto l'annuncio del documentario "The deepest Breath" su Netflix. Non vedevo l'ora di guardarlo e appena è uscito, Davide ed io ci siamo tuffati nella visione.

Per chi non l’avesse visto, il documentario parla di Alessia Zecchini una campionessa freediver che cerca di infrangere record mondiali e di Stephen Keenan un eroico soccoritore (safety diver) che la aiuta ad allenarsi. I due apneisti sono legati dalla passione per le immersioni in apnea e provano ad entrare nella storia con una rischiosa impresa senza precedenti. Il film offre anche anche al pubblico una straordinaria visione del mondo dell’apnea stessa, con scene prolungate girate sotto la superficie dell’acqua che sono in qualche modo sia tese da far stringere i denti che incredibilmente serene.

Il documentario mi ha appassionato moltissimo, ma allo stesso tempo mi ha lasciato un po' di amarezza, un senso di tristezza per come vite meravigliose possano spegnersi. Non riuscivo a trovare una risposta al contrastante sentimento che avevo dentro di me, finché non mi sono imbattuta in un post su Instagram in cui Francesco Sena criticava il film per come veniva rappresentata lapnea. A suo avviso venivano mostrate troppe situazioni drammatiche, immagini di incidenti e unatmosfera di angoscia latente. Il suo commento ha attirato la mia attenzione tanto da leggere tutti i commenti sottostanti al post.

 

Nei commenti qualcuno scriveva: "Il documentario parla della ricerca ambiziosa del limite." Altri commenti recitavano: "Non è un documentario sull'apnea, ma la storia di due atleti ambiziosi".

Uno dei commenti che ha destato la mia curiosità diceva che il documentario ritrae l'apnea agonistica a livello dei migliori contendenti e non l'apnea come disciplina introspettiva. L'apnea agonistica è uno sport estremo in cui i concorrenti arrivano sempre (o quasi) al limite, e i blackout sono all'ordine del giorno.

Dinanzi ai commenti e alle mie emozioni contrastanti, mi sono posta una domanda: Ma che cosa accomuna tutti gli apneisti? Intendo tutti, sia quelli che la praticano a livello agonistico, sia quelli che come me, hanno trovato nell'apnea un rifugio di pace in questo mondo frenetico.

Ho trovato una parte della risposta nell'articolo pubblicato su GQ Italia, intitolato "Alexey Molchanov, i segreti del miglior freediver al mondo", scritto da Daniel Riley. Di seguito trovate due estratti dallarticolo che danno una risposta al motivo per cui sono così affascinata da questa disciplina.

.. Alexey ha scoperto un modo di giocare con la prospettiva. Come spiega: «Posso rendere limmersione superdifficile o ultraperfetta, semplicemente avendo una prospettiva diversa». Il segreto sta nel riportare lattenzione al presente, allenare il cervello con la stessa intensità con cui si allena il corpo a superare quasi fisicamente i propri pensieri e tenere la mente in uno stato di nulla e di adesso. «Sento che la mia attenzione può espandersi nel tempo e nello spazio», ripete. «Posso pensare al futuro, posso pensare al passato. Tutti questi pensieri ovunque. Ma se io dovessi solo spingerli indietro nelladesso, spingere indietro i miei pensieri, fisicamente, e rivolgere lattenzione ai momenti più brevi possibili, allora sarebbe fisica. Quando pratico questa tecnica è come muovere un braccio, semplicemente fisica.

In un altro paragrafo dice: Il passato scompare. Il futuro non esiste (perché non esiste). Solo lora, solo il qui. Non esiste nulla oltre il corpo, il respiro, lintensa concentrazione sul metro, centimetro, millimetro di profondità successivo. La lunghezza focale di tempo e spazio si abbrevia diventando praticamente nulla. Dopo migliaia di immersioni di allenamento, il corpo sa quello che deve fare, ma la mente minaccia sempre di divagare. Il segreto, afferma, consiste nello spingerla via fisicamente. Adesso. Ora. Piattezza. Monodimensionalità. Neppure una linea, un punto. Nulla davanti o dietro, sopra, sotto o di lato. Solo questo. Tutti possiamo gestire solo questo.


Le parole pronunciate da Alexey Molchanov, insieme a diversi articoli e interviste sul tema, hanno confermato ciò che ho sempre intuito durante le mie sessioni di apnea. Ritengo che imparare a trattenere il fiato, fermarsi e poi rilasciarlo, permetta di vivere appieno il presente, immergendosi nel qui ed ora e liberandosi dai pensieri ricorrenti riguardanti il passato o il futuro. Niente più rimuginazioni mentali, niente più idee che generano ansia e stress. In quei momenti, ci sei solo tu e la tua sfida personale di restare senza ossigeno per pochi secondi (o minuti, nel caso dei professionisti), ma è come se fosse un mondo tutto tuo, di libertà, calma e silenzio. Un sogno introspettivo che può portare benefici più ampi rispetto alla semplice performance del momento.

 Fonte: "Alexey Molchanov, i segreti del miglior freediver", Pubblicato su GQ Italia, scritto da Daniel Riley"

 

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